Quest’inverno, ci spiegano alcuni studi condotti dal CNR, a causa della presenza di un vortice polare stratosferico estremamente forte, le temperature, in corrispondenza della stratosfera polare, hanno raggiunto valori estremamente bassi, da record, sfiorando i -100°C. Questi valori si sono mantenuti tali per oltre 2 mesi consentendo la formazione di numerose nubi stratosferiche. Le nubi stratosferiche sono fondamentali, fungono da veri e propri collettori, sono addirittura spugne nei confronti di prodotti alogeni, prodotti spesso di origine antropica. Questi composti alogeni all’interno delle nubi rimangono intrappolati per tutto l’inverno, non appena il sole torna ad illuminare il Polo Nord, le nubi stratosferiche si dissolvono e i composti alogeni, a causa di una serie di reazioni chimiche, si trasformano in cloro biatomico, il peggior nemico per lo strato di ozono e responsabile, quindi, della formazione dei buchi.
“Quest’anno è toccato all’Artide a causa delle temperature molto basse osservate in stratosfera, ma ricordiamo che, se questo evento da noi è eccezionale, purtroppo è la norma al Polo Sud. Pertanto, è ancora più importante portare avanti la battaglia contro le emissioni di clorofluorocarburi”, conclude Betti.