La dicotomia tra tamponi e test sierologici emersa durante la pandemia di SARS-CoV-2 è un grosso rischio per la salute pubblica. Questi due tipi di analisi hanno un uso e una funzione diversa. Il tampone naso-faringeo chiarisce se il virus è presente nel nostro organismo, amplificando l’RNA virale presente nelle mucose. Può dare falsi negativi (nella casistica cinese si parla di un 30% di errore) e non fornisce alcuna informazione sulla risposta immunitaria al virus che si ottiene invece con i test sierologici. Questi analizzano nel sangue la presenza di anticorpi specifici contro antigeni virali: gli anticorpi IgM indicano che si è nella fase attiva della malattia, quindi contagiosi ed occorre mettersi in isolamento. Se si è IgM/IgG negativi non si è mai incontrato il virus e occorre proteggersi per evitare il contagio.
I test sierologici sono uno strumento importante per identificare gli asintomatici, il cui numero elevato è una caratteristica di questa pandemia. I pazienti asintomatici, pur non avendo sintomi o sintomi molto lievi e trascurabili, sono infettivi come un paziente COVID e diffondono inconsapevolmente il virus. Per evitare nuovi focolai occorre utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione. I tamponi ed i diversi tipi di test sierologici attualmente disponibili (i kit rapidi, gli ELISA, i CLIA) sono entrambi necessari per una corretta diagnosi e la gestione dell’emergenza.