L’11 marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale di Sanità ha dichiarato la condizione di pandemia, relativamente alla diffusione del nuovo coronavirus SARS-CoV 2 e della patologia ad esso associata Covid-19. Con oltre 2 milioni di casi confermati e focolai di infezione attivi in tutti i continenti, Covid-19 rappresenta un’emergenza a livello globale.
Questa pandemia non è solo una sfida per la tenuta economica e sociale delle nazioni, ma rappresenta anche una formidabile sfida per la scienza. Perché è alla scienza che la società, di fronte a crisi di questo tipo, si affida per avere delle risposte. Per questo la comunità scientifica internazionale si sta concentrando sulla ricerca e innovazione, allo scopo di comprendere i determinanti molecolari della malattia e sviluppare nuove terapie.

I punti oscuri che necessitano urgentemente di maggiore comprensione sono molti: l’esatto meccanismo di trasmissione; il ruolo della contaminazione ambientale nella propagazione dell’infezione; le caratteristiche di permanenza del virus in pazienti clinicamente guariti o asintomatici; la qualità e la durata della risposta immunitaria al virus. Solo per citarne alcuni. Parallelamente, è di primaria importanza migliorare l’approccio terapeutico, soprattutto per i casi più gravi, allo scopo di diminuire la letalità e sviluppare un vaccino per aumentare l’immunità della popolazione.

Su tutti questi fronti la comunità scientifica internazionale è attivamente impegnata. Ma sarebbe un errore rimanere legati alla sola emergenza attuale. Infatti è altrettanto importante che la comunità scientifica si coordini in uno sforzo che non sia solo rivolto a sconfiggere l’attuale pandemia, ma stabilisca anche nuove procedure e paradigmi per affrontare altre epidemie che si presenteranno in futuro.

E’ questa la duplice strategia scientifica che il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), il maggior Ente di Ricerca italiano, mette in campo per fronteggiare la più grave crisi sanitaria che abbia colpito il nostro Paese dal dopoguerra. Il CNR, infatti è, da un lato, in grado di fornire soluzioni innovative e in tempi rapidi, attraverso la sua rete integrata di Istituti, grazie alla sua interdisciplinarità e capacità di tradurre la ricerca di base in soluzioni applicative. Dall'altro lato, proprio per la sua natura di motore fondamentale di innovazione e ricerca, è in grado di aprire nuovi scenari e fornire soluzioni efficaci anche per il futuro.
Due, quindi, sono gli assi strategici lungo cui si sviluppa l’azione di supporto scientifico del CNR per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Azione che vede coinvolti tutti e sette i Dipartimenti del CNR, che coprono l’intero ventaglio di discipline: dalle scienze “dure” a quelle umanistiche. Perché solo un approccio interdisciplinare è in grado di dare risposte efficaci ai problemi complessi posti dalla epidemia di Covid-19.
Il primo asse è caratterizzato da attività di immediata fruizione da parte delle strutture impegnate nella gestione dell’emergenza sanitaria, mentre il secondo asse rispecchia la vocazione fondamentale del CNR: la ricerca scientifica.

Questi due assi si possono riassumere sinteticamente così:

  • Azioni immediate a supporto delle strutture sanitarie e della Protezione Civile, che vanno dalla produzione di disinfettanti e reagenti per i test molecolari da destinare alle strutture ospedaliere, al supporto assistenziale nell'ambito della ripartizione dei compiti nelle varie strutture del sistema sanitario, alla messa a disposizione di strumenti e personale per l’analisi molecolare dei tamponi, all'analisi dei dati epidemiologici e genetici.
  • Attività progettuali di ricerca volte a sviluppare nuovi strumenti e nuove strategie per la gestione e il contrasto dell’epidemia. Queste si sviluppano su di un ampio ventaglio di tematiche: dagli studi per identificare i bersagli molecolari migliori per una terapia specifica, allo sviluppo di tecniche diagnostiche o di telemedicina, fino ad affrontare il problema delle epidemie in termini più globali guardando all'impatto sociale, agli aspetti bioetici, alle relazioni sull'ambiente urbano.


Tutto questo si traduce nell’impegno attuale di 71 strutture territoriali del CNR distribuite in 14 Regioni con oltre 170 iniziative attive dove è evidente il contributo multidisciplinare dell’Ente che interviene con tutti i suoi 7 Dipartimenti.

L’azione del CNR, quindi, è certamente focalizzata sulla risposta ai bisogni immediati del paese. In questo contesto, il CNR mette in campo l’alta professionalità del suo personale per tutte le azioni necessarie al supporto della gestione dell’epidemia, ma anche della successiva fase di ripartenza. Tuttavia, fedele alla sua missione istituzionale di promuovere il benessere della società attraverso lo sviluppo delle conoscenze, il CNR si apre ad un ampio ventaglio di studi che nei prossimi anni ci dovranno preparare ad affrontare nuove epidemie o condizioni di stress sociale, così da offrire alla società le migliori difese e procedure per una vita sana nel rispetto di tutti.


Giovanni Maga – Direttore dell’Istituto di Genetica Molecolare “Luigi Luca Cavalli-Sforza”, Pavia